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  • Babaman
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  • Babaman (è anche il suo nome di battesimo oltre che nome d’arte) nasce in un ghetto di Milano nel 19XX. Chiunque abbia informazioni più certe è pregato di contattare l’ufficio di anagrafe milanese o il diretto interessato. Il padre lo abbandona in ospedale dopo 15 minuti quando capisce che suo figlio è un caso disperato lasciandolo solo con l’ostetrica, che poi è la madre naturale del bambino. Essendo che non avevano una casa propria e l’occupazione di ostetrica è l’unica cosa che la madre avesse trovato in giro, decidono di vivere all’interno dell’ospedale, più precisamente nelle stanze che si liberavano in obitorio.
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  • Babaman (è anche il suo nome di battesimo oltre che nome d’arte) nasce in un ghetto di Milano nel 19XX. Chiunque abbia informazioni più certe è pregato di contattare l’ufficio di anagrafe milanese o il diretto interessato. Il padre lo abbandona in ospedale dopo 15 minuti quando capisce che suo figlio è un caso disperato lasciandolo solo con l’ostetrica, che poi è la madre naturale del bambino. Essendo che non avevano una casa propria e l’occupazione di ostetrica è l’unica cosa che la madre avesse trovato in giro, decidono di vivere all’interno dell’ospedale, più precisamente nelle stanze che si liberavano in obitorio. Il piccolo Baba cresce nella più assoluta tristezza e ignoranza fino ai 20 anni quando decide di iscriversi a scuola per imparare a leggere, scrivere e far di conto. In 5 anni riuscirà a contare fino a 13, ripetere l’alfabeto fino alla n (tanto per scrivere il suo nome) e l’unica parte di storia moderna che lo colpirà sarà quella della conquista italiana dell’Etiopia e della proibizione della cannabis per colpa del governo e delle multinazionali. In lui nacque inspiegabilmente il desiderio di partire per un lungo viaggio di illuminazione e conoscenza di se stesso in quel di Amsterdam. Tornato a casa un anno dopo Baba è completamente cambiato: professa a destra e sinistra la fede Rasta, i suoi dreadlocks puzzano di carne rancida, fuma erba manco fosse la reincarnazione di Bob Marley e appende in ogni angolo della città immagini di un certo Hailé Selassié o Jah, la reincarnazione di Gesù tornato per prendere a calci in culo i bianchi in Africa a quanto dice lui. Purtroppo per noi in giro tra i Coffee Shop di Amsterdam aveva anche scritto qualche canzoncina che sperava l’avrebbe reso quello che non era mai stato: ricco e famoso. Non diventa ricco né tanto meno famoso, in compenso riesce a rimorchiare qualche pollastrella una volta iniziato a fare serate per i locali più sfigati di Caracas Milano. Nessuno pensava che esistesse sulla terra un uomo tanto rincoglionito e delirante allo stesso tempo da volerlo aiutare a pubblicare i suoi meravigliosi album, ma non avevamo fatto i conti con Bassi Maestro, che come dice il nome è un maestro di vita delle bassezze e per rimanere in tema raccatta Babaman dalla strada e lo costringe a entrare in una sala di registrazione sperando di guadagnarci qualcosa. Il progetto una volta tanto non si rivela un fallimento e ne esce fuori un album fresco e brillante capace di dare una boccata d’aria alla musica italiana.