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  • Franco Neri
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  • Grazie evidentemente a qualche santo in Paradiso riesce ad arrivare a "Zelig", una trasmissione che dovrebbe far ridere ma che invece fa spesso piangere pietosamente. Soprattutto, durante gli interventi di Franco Neri, che assomigliano più a un trattamento riabilitativo post-trauma che a un monologo comico. Il Neri, infatti, per tutta la durata di ogni suo sketch non fa che ripetere ossessivamente ogni mezzo secondo la parola "Calabria" e "Franco, oh Franco" non tanto per far ridere, essendo il tormentone più scialbo della storia dei tormentoni, ma perché non può farne a meno. Si vocifera che l'uomo, infatti, conosca non più di 20 parole. La compulsività con cui il Neri rimugina ostinatamente sulla Calabria è un segno, oltre che della sua pochezza e laidezza di comico, anche della nevrosi
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  • Grazie evidentemente a qualche santo in Paradiso riesce ad arrivare a "Zelig", una trasmissione che dovrebbe far ridere ma che invece fa spesso piangere pietosamente. Soprattutto, durante gli interventi di Franco Neri, che assomigliano più a un trattamento riabilitativo post-trauma che a un monologo comico. Il Neri, infatti, per tutta la durata di ogni suo sketch non fa che ripetere ossessivamente ogni mezzo secondo la parola "Calabria" e "Franco, oh Franco" non tanto per far ridere, essendo il tormentone più scialbo della storia dei tormentoni, ma perché non può farne a meno. Si vocifera che l'uomo, infatti, conosca non più di 20 parole. La compulsività con cui il Neri rimugina ostinatamente sulla Calabria è un segno, oltre che della sua pochezza e laidezza di comico, anche della nevrosi che lo ha colpito in giovane età e che lo ha condotto a un ritardo marcato che alla veneranda età di 77 anni gli ha permesso di apprendere solo il nome della sua regione di appartenenza e nulla più. Gli autori di Zelig, Gino e Michele e Giancarlo Bozzo, premi Nobel del cabaret nostrano, hanno voluto dargli una possibilità e lo hanno inserito nel loro cast con la speranza di riuscire a sbloccarlo psicologicamente e sfruttare la sua psiconevrosi per esibirlo come freak per un pubblico di beoti. Nonostante però un pubblico che si beve tutto, e l'aiuto seguente della crew di "Striscia la notizia" Franco Neri non riesce a fare a meno di questa ruminazione mentale e questo blocco lo porterà a ripetere la parola "Calabria" in televisione un numero oramai incalcolabile di volte. "Forse", è il pensiero del mio gatto, decisamente più lungimirante di un uomo medio, "stiamo assistendo a una sorta di messaggio para subliminale che, sfruttando i meccanismi psicologici della ripetizione ossessiva, sta cercando di rincretinirci e sfracassarci gli zebedei". È quindi probabile che il Neri non sia così tonto come parrebbe, ma sia in realtà un subdolo calcolatore, e intenda prenderci tutti per sfinimento visto che, in questo modo, è riuscito a raggiungere platee che qualche altro cabarettista si sognerebbe, oltre ad avere pure girato un film (anche se l'hanno visto in due: lui e il mio gatto). Siamo quindi, secondo il mio pesce rosso, di fronte a un attivo collaboratore della Regione Sicilia che facendo odiare, grazie a lui, la Calabria e i calabresi ad almeno 7/8 milioni di italiani, conta di vendicarsi di confinanti mai troppo amati ai quali intende rubare fette di turismo. Franco Neri è, quindi, la vergogna dei cabarettisti italiani, che ancora, a livello sindacale, non capiscono perché dare così tanta fama e visibilità a un comico dotato di un'unica battuta, cioè "Calabria". La risposta del Neri è che, oltre alla parola "Calabria", il suo repertorio contiene altre sfavillanti battute, come "calabrese", "sopresssata" e "Franco, oh Franco".