abstract
| - Con l'avvento della psicanalisi, si è cercato di dare al termine coscienza una definizione che andasse oltre alle credenze della società medio-borghese, ossia:
* Credo nella Sacra Verità che Santa Romana Chiesa tramanda da secoli e secoli
* Sono un bravo bambino rispettoso e faccio tutto quello che mi viene detto dal Signor Padre e dalla Signora Madre, vado a Messa tutte le domeniche e dico sempre la verità. Si cominciò a concepire la coscienza come qualcosa di più profondo, più mutevole e vario del sesso di Solange. Grazie a Freud, insomma, ora abbiamo una scusa per darci all'alcol. Un grande filosofo del calibro di John Searle si espresse in questo modo: concetto che si può sintetizzare egregiamente così: La coscienza, insomma, è quella vocina interna che ti dice: "Ehi, non uccidere tua madre per l'eredità, in fin dei conti è sempre tua madre!", "Ehi, ma non ti fa sentire crudele prendere in giro quel tuo amico che soffre?", "Ehi, non ci provare con quella ragazza, sta vivendo un brutto periodo, ehi... ehi... ma dove cazzo vai?!". Un po' come quella della Marcuzzi che ti dice: "Ehi, vuoi ritrovare la tua naturale regolarità?".
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