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  • 1964 il Piano Solo
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  • Dopo il crollo del governo di centrosinistra di Moro nel giugno ’64, il vecchio e ormai ferocemente antisocialista presidente della repubblica Antonio Segni spinge perchè venga varato velocemente un nuovo governo, magari un monocolore Dc. Moro si rifiuta e cerca di portare al governo i socialisti di Nenni, ma il Psi pone diverse obiezioni al proprio reingresso in un nuovo governo Moro [In realtà Nenni, temendo qualche mossa golpista della destra, accetta di entrare nel governo Moro]. Segni, spazientito, incarica di nuovo Fernando Tambroni. Una riproposizione del governo Tambroni, sostenuto dai voti missini, fa scoppiare nuovi e ben più allarmanti moti di piazza in tutto il centro italia e nelle maggiori città del Nord e del Sud. Viene attivato il “Piano Solo” del Generale De Lorenzo, con
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  • Dopo il crollo del governo di centrosinistra di Moro nel giugno ’64, il vecchio e ormai ferocemente antisocialista presidente della repubblica Antonio Segni spinge perchè venga varato velocemente un nuovo governo, magari un monocolore Dc. Moro si rifiuta e cerca di portare al governo i socialisti di Nenni, ma il Psi pone diverse obiezioni al proprio reingresso in un nuovo governo Moro [In realtà Nenni, temendo qualche mossa golpista della destra, accetta di entrare nel governo Moro]. Segni, spazientito, incarica di nuovo Fernando Tambroni. Una riproposizione del governo Tambroni, sostenuto dai voti missini, fa scoppiare nuovi e ben più allarmanti moti di piazza in tutto il centro italia e nelle maggiori città del Nord e del Sud. Viene attivato il “Piano Solo” del Generale De Lorenzo, con l’assenso di Segni. a) il piano “Solo” fallisce in pochi giorni b) il piano solo ha successo a) La notte del 22 giugno (anniversario della marcia su Roma: un caso?) la brigata meccanizzata dei Carabinieri del generale Giovanni De Lorenzo (carri armati americani M47 e autoblinde corazzate M113), aiutati in tutta Italia dagli 007 americani del servizio Stay Behind, occupano in diverse città prefetture, stazioni radio-televisive, centrali telefoniche e telegrafiche, direzioni dei partiti di sinistra. Nello stesso momento alcuni leader comunisti, socialisti e sindacali vengono arrestati e detenuti senza processo in quanto persone “pericolose per la pubblica sicurezza”, compreso il leader socialdemocratico Giuseppe Saragat. In realtà ben poco dell’originario Piano Solo viene realizzato: infatti a Roma e Napoli la maggior parte dei diretti sottoposti di De Lorenzo aveva fatto ben poco per rendere operativo il piano, e nel resto d’Italia molti Carabinieri si rifiutarono di obbedire agli ordini del Generale. In diverse zone non successe assolutamente nulla (una sola brigata meccanizzata non era assolutamente in grado di controllare l’intero territorio italiano); in altre, appena saputo la mattina del 23 giugno del golpe, i cittadini si riversarono in strada e rioccuparono gli edifici pubblici presi in consegna dai golpisti, oltre a liberare i leader di sinistra imprigionati. Soprattutto in Emilia, Toscana, Umbria ci furono diversi scontri, con alcuni morti. Fino a metà luglio l’Italia fu preda di disordini. Antonio Segni, di cui si sospettava l’assenso nel piano golpista, venne messo in stato d’accusa per alto tradimento e destituito, ma morì poco dopo per un attacco di trombosi. Ne prese il posto Saragat, liberato dalle prigioni di Roma, che incaricò Moro di costituire un governo di unità nazionale. Il governo Moro Dc-Psi, che ottenne l’appoggio esterno del Pci, schierò l’esercito contro i golpisti, che vennero catturati. Il generale De Lorenzo, processato per alto tradimento, fu condannato a morte. Saragat ne mutò la pena all’ergastolo. A febbraio ’65 Psi e Pci ritirarono l’appoggio e il governo Moro II cadde. Un terzo governo Moro fu varato e durò fino al ’68 senza particolari risultati. Alle elezioni del ’68 le sinistre ottennero la maggioranza: Psi e Pci controllavano più del 50% del Parlamento. Per non rischiare un nuovo golpe, fu varato un governo Nenni che comprendeva anche la Dc, seppure i voti democristiani non erano determinanti b) La notte del 22 giugno (anniversario della marcia su Roma: un caso?) la brigata meccanizzata dei Carabinieri del generale Giovanni De Lorenzo (carri armati americani M47 e autoblinde corazzate M113), aiutati in tutta Italia dagli 007 americani del servizio Stay Behind, occupano prefetture, stazioni radio-televisive, centrali telefoniche e telegrafiche, direzioni dei partiti di sinistra. Nello stesso momento i principali leader comunisti, socialisti e sindacali vengono arrestati e detenuti senza processo in quanto persone “pericolose per la pubblica sicurezza”, compreso il leader socialdemocratico Giuseppe Saragat. In pochi giorni ai Carabinieri di De Lorenzo si affiancarono l’esercito e la Polizia di Stato, benchè sofferenti di molte diserzioni. Il “Piano per il ripristino e la sicurezza della legalità” provocò moti di piazza ancora maggiori di quelli contro il governo Tambroni. In diverse città dell’Emilia le prefetture vennero sgomberate dalla gente e dai disertori, con diversi morti negli scontri. Ma nel giro di un mese tutto era placato. Una riforma gollista del sistema istituzionali, perorata da Segni, venne approvata in settembre da un Parlamento epurato. Ma dopo che Segni viene colpito da un attacco di trombosi, lo stesso De Lorenzo viene eletto Presidente della Repubblica.